venerdì 13 settembre 2013

Estasi ...


(Forma metrica: verso di tredici sillabe)


In te m'inoltrai


In te, Madre, m'inoltrai timoroso e inquieto
un giorno, quando già Fede m'aveva empito
il cuore bramoso del tuo amoroso tocco:
mai sino allora avevo percepito il corpo
della Dea che tutto avvolge in abbraccio ampio
sul mio giovane corpo gagliardo di figlio
ma della tua voce i sussurri mi giungevano
all'orecchio, e della tua piena esistenza
avevo saputo dal mio ricco intelletto
l'Inizio indagando di Cosmo, Vita e Mente.

Eccomi dunque in vaste lande inabitate
tra verdi monti costeggianti il mio paese
- lì dove la madre di mia madre abitava
col marito in umile dimora - d'estate;
il fiume, protettore delle rade case
dei paesani (ma loro ai santi danno omaggio
e non invece agli Dèi) m'accompagnava
nel tragitto fluendo fedele al mio fianco
e quand'anche non lo scorgevo, occultato
da grovigli d'arbusti spinosi e da alberi
il suo procedere udivo rasserenante
e l'animo mio eremita allora trovava
la compagnia che mai prima aveva trovato
nella civiltà, tra uomini camminando.
E la selva lontano dalla via sterrata
mi chiamava, e io alla chiamata risposi
senza esitare. Fra alti e freddi cespugli
m'addentravo, in mano un bastone di legno
alla ricerca d'un luogo che fosse adatto
ad intenso e religioso raccoglimento;
non supplice preghiera, bensì concentrata
meditazione, al modo di saggio asceta.
Ed ecco diradandosi la macchia informe
un isolotto minuto e sassoso vidi
adagiato nel mezzo del comodo letto
nel quale il corso d'acqua trasparente scorre
e ai lati due rami di fiume lo cingevano:
lì volli accomodarmi, e i miei piedi immersi
sin'oltre le caviglie, nel gelido liquido
a traversarlo, poiché quello era l'altare
e l'incontaminata Natura il santuario
e il cielo azzurro il soffitto del sacro tempio.

E lì seduto, le gambe incrociate, ritto
simile a un fiore di loto, Ella distese
la mano, e mi carezzò il volto abbronzato
e tra le braccia prese il mio torace nudo.
Il Sole di mezzodì era il vigile occhio
caldo di luce a far erompere sudore
dai vulcani pori del derma; il brillante
prodigio dei bagliori riflessi sull'acque
era magia, e gli insetti multiformi
che ora innocui sulla pelle mia si posavano
solleticando l'anima, erano brivido
di meraviglia; radiosa energia investiva
possente, mia coscienza, e l'unificava
con l'onnipervadente Coscienza di Dio.
Ed io più non ero, poiché l'Essere era.
E aperta la radura, essa si richiuse
quando i socchiusi occhi furono riaperti
infine, e di gioia traboccante andai
a vivere fiammeggiante ulteriore vita.

Mai scorderò la sana e incantevole ebbrezza
la mistica evasione che fu rapimento
la contemplazione del divino Miracolo
che eretici e miscredenti fa impallidire
l'esperienza delle esperienze, e il piacere
soltanto a orgasmo indomito paragonabile
in verità e bellezza, spontaneità e pace.